Monica Kircheis

Accettazione: accettare è semplicemente accogliere senza cercare di cambiare o correggere

Pubblicato il: 30 Giugno 2025     Ultima modifica il: 1 Luglio 2025

📣PAROLA DEL GIORNO 📣

Accettazione:

Accettare è semplicemente accogliere senza cercare di cambiare o correggere.

 

Accettare la voce: un gesto di vera libertà

Per me, accettare vuol dire accogliere – senza opporsi – le caratteristiche vere della propria voce: il timbro, l’estensione, i limiti tecnici o fisiologici. È lavorare su ciò che si ha, con rispetto, invece di cercare di adattare la voce a modelli o ideali esterni.
 
Accettare vuol dire:
  • Riconoscere il proprio modo di cantare o parlare senza giudicarlo negativamente.
  • Lavorare con quello che si ha, invece di resistere o opporsi a esso.
  • Creare una tecnica vocale su misura, basata sulla propria fisiologia e sui propri talenti.
  • Avere pazienza con i tempi della crescita vocale.
  • Lasciare andare il confronto tossico con altre voci.
  • Apprezzare ciò che si ha, e perfezionarlo senza snaturarlo.

 

Significato di accettazione a livello fisiologico e neurologico

A livello pratico accettare la voce non significa stare fermi, ma collaborare con il corpo. Significa:
  • Non forzare la voce in registri o timbri che ancora non sono pronti ad emergere.
  • Assecondare il respiro naturale, invece di cercare di controllarlo troppo.
  • Lavorare con i riflessi naturali della fonazione, senza schemi rigidi o idealizzati.
  • Riconoscere la propria voce parlata e cantata come parte di sé, come il corpo stesso: la voce è corpo, e il corpo ha voce.
 
A livello neurologico (sai che è uno dei miei pallini)
Accettare influenza direttamente il nostro sistema nervoso. È una scelta che cambia il modo in cui il cervello si relaziona con il suono e con la performance.
  • Aiuta a calmare il sistema limbico, la parte emotiva del cervello, che può attivare difese e blocchi quando ci espediamo vocalmente – paura del giudizio, insicurezze, esperienze passate.
  • Stimola la corteccia prefrontale, favorendo decisioni più consapevoli, basate sui feedback interni (come la sensazione di propriocezione) e esterni (il suono).
  • Riduce la risposta dell’amigdala, spesso coinvolta in tensioni vocali legate a vergogna, autocritica o ansia da prestazione.
  • Promuove la neuroplasticità motoria e cerebrale, aiutando il cervello ad aggiornare schemi inefficaci come tensione, sforzo eccessivo o blocchi, in modo più morbido e naturale.
 
Accettare la propria voce significa mettere corpo e cervello nelle condizioni giuste per farla uscire in modo naturale, senza sforzo, senza difese o meccanismi di compensazione.
 

Accettare per liberare: YAMA e il lavoro con la voce

Non si può parlare di accettazione senza nominare YAMA – You’re Always Missing Out. Accettare non vuol dire arrendersi né rassegnarsi. È rimanere connessi alla realtà. Accettare non significa arrendersi o abbandonare. Significa vedere la realtà così com’è, senza resistenze. È un atto di lucidità che ci libera dal tentativo continuo di “cambiare” ciò che siamo, per vivere e cantare con più autenticità.
 
In questo senso, YAMA ci ricorda che ogni scelta comporta una rinuncia e che, vivendo, non possiamo fare tutto contemporaneamente. Ogni esperienza esclude molte altre. Ma questo non è un fallimento: è semplicemente il modo in cui la vita funziona.

 

Accettazione nel lavoro vocale: scegliere un suono, lasciar andare gli altri

Questo significa che con YAMA ti concentri su un suono per volta. Quando scegli una risonanza, una qualità o un’espressione… stai lasciando indietro infinite altre possibilità. Ma è proprio da quella scelta limitata che si svela l’intensità dell’esperienza.
 
Spesso, chi si occupa di voce – musicisti o no – si sente frustrato nel voler esplorare tutto contemporaneamente: tutte le note, tutte le emozioni, tutti i colori. Ma, come la vita, anche la voce si muove nel tempo: un gesto dopo l’altro, un suono alla volta.
Accettare che non si può fare tutto ci aiuta a vivere ogni momento sonoro con più presenza. Non per rinunciare all’esplorazione, ma per farla con più attenzione, piacere e consapevolezza.
 

Come praticare YAMA nella vita (e nel canto) ovvero come praticare l’accettazione

YAMA non è una tecnica vera e propria, ma un atteggiamento che puoi coltivare. Ho preso spunto da questo articolo di Anne-Laure Le Cunff per NessLabs. Loro riportano questa definizione presa a loro volta da un tweet trovato e che ha fatto click anche su di me – “Dal momento che ti stai sempre perdendo qualcosa, non c’è bisogno di preoccuparsi di ciò che potresti perdere. Fai come preferisci senza rimpianti!” Ma per tornare, ecco tre modi semplici declinati al lavoro vocale per iniziare:
1. Prima di scegliere
Ricorda che ogni decisione esclude le altre. Nel canto, come nella vita, non si può percorrere tutte le strade contemporaneamente. Chiediti: “Posso essere presente a ciò che sto facendo, anche se non è perfetto o totale?”
2. Durante l’esperienza
Se la mente si distrae – “Forse avrei dovuto provare un altro esercizio… questa tecnica non fa per me…” – torna al corpo, al suono, al respiro. La voce vive solo nel presente. È lì che puoi incontrarti, senza giudizio.
3. Dopo
Evita di giudicare subito: “È stato giusto o sbagliato?” oppure “È andata bene o male?” Rimani con ciò che è emerso e chiediti: “Cosa ho davvero sentito?”
 

Cosa puoi fare

Voglio invitarti a sperimentare modi diversi di fare una scelta vocale: A volte segui una tecnica, altre volte lasci che sia il piacere a guidarti, altre ancora lascia che sia il corpo a decidere. Scoprirai che la vera libertà non sta nel fare tutto, ma nel essere pienamente presente in ciò che fai.
 
Se desideri un accompagnamento lungo questo percorso, posso aiutarti con un lavoro vocale su misura, pensato per te, basato sulla tua unicità e sulle possibilità del tuo corpo-voce.
 
primo piano di Monica Kircheis

Sono Monica Kircheis, flautista, cantante, insegnante di vocalità esperta in fisiologia e neurologia applicata.

Desidero che i musicisti possano sempre più sentirsi liberi di essere sé stessi. Per rendere ciò possibile affronto nella mia didattica  vari temi dei quali potrai leggere qui nel blog. Che possano essere d’ispirazione!

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Laura
Laura
16 giorni fa

Io ogni tanto sulla fase del dopo mi incaglio
Prendo il na decisione (pensata e maturata), lascio andare il resto ma poi ci sono periodi, come questo che vivendo, in cui rimetto in discussione mille e più volte la stessa decisione
Faticoso
Il tuo approccio mi sembra molto più sano e sostenibile