Il mito di Orfeo
dal ciclo di conferenze “Frammenti d’Arte” 2022-23
Pubblicato il: 4 Gennaio 2023 Ultima modifica il: 26 Luglio 2025
Una serata di approfondimento e scambio di riflessioni sul mito di Orfeo legato al suono.
- Chi era Orfeo?
- Quali informazioni ci trasmette?
- Come cambia la leggenda e come si trasforma il significato?
- Che parallelo c’è fra il mito di Orfeo e la nostra fisiologia?
- Cosa ci insegna nell’atto di cantare?
Queste le domande alle quali cercheremo di trovare risposte.
La mitologia mi ha sempre affascinato con il suo duplice impatto. Lo so, ce ne sono molti più di due, ma questi sono quelli più eclatanti: quello fantasioso e quello che nasconde a livello simbolico.
La mitologia nasconde “misteri” che sono belli da scoprire e stuzzicano decisamente la mia curiosità.
Il mito di Orfeo è sicuramente importante per me, in quanto legato alla musica e al potere che la musica ha sugli esseri viventi (ops, con lui anche sugli esseri ormai morti).

locandina della conferenza “Il mito di Orfeo”
Durante la conferenza, ho voluto condividere con il mio pubblico alcune riflessioni sul mito di Orfeo, scegliendo consapevolmente di non addentrarmi nelle innumerevoli letture possibili. Gisela Rohmert, fondatrice del metodo funzionale della voce, ha approfondito il legame tra Orfeo e la fisiologia del nostro sistema nervoso, ma i suoi testi risultano spesso complessi. Per questo ho preferito esplorare due aspetti centrali del mito, più accessibili e allo stesso tempo ricchi di spunti per chi lavora con la voce.
Orfeo: sciamano, medico, iniziatore
Abbiamo iniziato ripercorrendo la figura di Orfeo: figlio, secondo varie fonti, della musa Calliope e del dio Apollo o del re di Tracia. Vissuto intorno al 1500 a.C., Orfeo era considerato un sciamano, capace di attraversare il confine tra il visibile e l’invisibile grazie alla sua voce, il veicolo che gli permetteva di evocare gli dei e dialogare con il regno dei morti.
Alcuni studiosi, come il bulgaro Nikola Sipkovenski, lo descrivono come il primo medico della storia, e la sua figura ha ispirato non solo poeti e artisti, ma anche terapeuti, danzatori e cantanti. Le Muse – divinità delle sorgenti e delle ispirazioni – si incarnavano in lui come espressione di una forza unitaria e potente. Orfeo rappresentava un archetipo del cantore sacro, dove la voce non era uno strumento tecnico ma un ponte tra mondi.
Il linguaggio simbolico delle immagini
Un viaggio iconografico attraverso i secoli: dai mosaici del I-II secolo alle sculture di Rodin, fino alle tele oniriche di Chagall. In ogni immagine, Orfeo appare diverso – mitico e arcaico in alcune, più umano e individuale in altre. Alcune raffigurazioni lo mostravano in postura eretta, con una lira adornata da cigni sacri; altre lo ritraevano piegato, con uno strumento evoluto ma privo di simbolismo.
Abbiamo cantato osservando queste immagini, notando come esse modificassero non solo il suono emesso, ma anche la sensazione corporea che ne derivava. È emerso chiaramente come l’immaginario visivo sia in grado di influenzare la vocalità e la qualità percettiva del suono.
Anche gli animali simbolici presenti nelle opere – come il cigno, il delfino, la cicala e l’ape – sono stati oggetto di riflessione. Tutti emettono suoni acuti, capaci di stimolare il cervello. Questo collegamento tra suono, fisiologia e simbolismo è un ponte prezioso per chi desidera lavorare sulla voce come esperienza sensoriale ed evolutiva.
“To be or not to be”: due approcci alla voce (e alla vita)
Due approcci opposti alla vita e alla vocalità a confronto:
- uno caratterizzato da rumore mentale, giudizio e fatica
- l’altro da presenza, attenzione e flusso
Il primo approccio, simile a quello di Amleto, genera blocchi nella voce e nel corpo. Il secondo, invece, permette un’emissione fluida e senza sforzo, tipica di uno stato di consapevolezza piena.
Abbiamo collegato questa riflessione al momento centrale del mito: Orfeo che si volta a guardare Euridice, infrangendo il patto con gli dei. Secondo alcune versioni lo fa per mancanza di fiducia, secondo altre è Euridice a cercare la sua attenzione. In ogni caso, è il dubbio, l’interferenza mentale, il voler controllare, a interrompere il flusso dell’amore e della voce.
L’Orpheus Chamber Orchestra: un nuovo paradigma
A conclusione, ho presentato un esempio contemporaneo ispirato proprio a Orfeo: la Orpheus Chamber Orchestra. Fondata nel 1972, è un’ensemble senza direttore, basata su un modello orizzontale di leadership condivisa. Tutti i musicisti partecipano alle decisioni artistiche e gestionali, incarnando un principio di co-creazione, ascolto e responsabilità collettiva.
Abbiamo analizzato i loro “8 principi” di lavoro, applicabili non solo alla musica ma anche a qualsiasi gruppo umano. Un modello che rifiuta la gerarchia e valorizza ogni voce, ogni gesto, ogni ascolto.
- Dare potere a chi svolge il lavoro: Questo principio sottolinea l’importanza di decentralizzare il processo decisionale e responsabilizzare i singoli musicisti.
- Incoraggiare la responsabilità individuale per il prodotto e la qualità: Ogni membro è responsabile della qualità complessiva dell’esecuzione, non solo della propria parte individuale.
- Promuovere il lavoro di squadra orizzontale: L’orchestra opera come un’unità collaborativa piuttosto che come una struttura gerarchica con un direttore al vertice.
- Condividere e alternare la leadership: I ruoli di leadership non sono fissi, ma vengono condivisi e alternati tra i musicisti, favorendo un senso di appartenenza collettiva.
- Creare chiarezza dei ruoli: Sebbene la leadership sia condivisa, i ruoli e le responsabilità specifici sono chiaramente definiti per garantire un coordinamento e un’esecuzione fluidi.
- Imparare ad ascoltare, imparare a parlare: Una comunicazione efficace, che includa l’ascolto attivo e un’articolazione chiara, è fondamentale per la collaborazione e la costruzione del consenso.
- Cercare il consenso: Tutte le decisioni vengono prese attraverso un processo di costruzione del consenso, garantendo che la voce di ogni membro venga ascoltata e presa in considerazione.
- Dedicarsi con passione alla propria missione: La passione condivisa per la musica e gli obiettivi artistici collettivi dell’orchestra stimolano l’impegno e la dedizione dei musicisti.
Questi principi contribuiscono a creare un ensemble dinamico e altamente reattivo che prospera grazie al contributo collettivo e alla dedizione di tutti i suoi membri.
Un modello che risuona profondamente con l’essenza stessa del mito di Orfeo.
Conclusione
Il mito di Orfeo, lontano dall’essere solo una favola antica, continua a parlarci. Parla alla nostra voce, alla nostra presenza, alla nostra capacità di fidarci del processo invece di volerlo controllare.
Ogni volta che cantiamo, possiamo scegliere:
lasciare che la voce ci attraversi o tentare di guidarla con la mente?
Il mito ci ricorda che la vera arte, come la vera guarigione, nasce dall’integrazione tra ascolto, fiducia e visione.