L’instabilità e il suono
dal ciclo di conferenze “Frammenti d’Arte” 2022-23
Pubblicato il: 2 Marzo 2023 Ultima modifica il: 26 Luglio 2025
Una serata di chiacchiere e riflessioni sull’instabilità nel mondo sonoro e non solo.
- Cos’è l’instabilità?
- Perché ha spesso un’affezione negativa?
- Può l’instabilità portare a un nuovo ordine?
- Perché per cantare abbiamo bisogno di una buona dose di instabilità?
- Come mai l’equilibrio richiede instabilità?
- E la vitalità
Queste le domande alle quali cercheremo di trovare risposte.
Intemperie, alterazione delle condizioni, violenta perturbazione, caduta, volubilità, incertezza, insicurezza.
Alcuni termini che si associano all’instabilità. Tante le situazioni che affiorano a queste parole.
Cosa ti fa venire in mente nel mondo musicale o specificatamente nella voce?

locandina della conferenza “L’instabilità e il suono”
In questa conferenza ho voluto proporre alcune riflessioni su un tema che sento profondamente e che ritorna spesso anche nel mio lavoro con la voce: l’instabilità. È un tema che ha toccato molti durante la pandemia, ma che in realtà ci accompagna sempre, sia nella vita quotidiana che nel canto.
A differenza di altri incontri in cui sono partita da figure mitologiche o da elementi artistici visivi, questa volta ho lasciato che fosse il tema stesso a guidarmi. Mi sono lasciata attraversare dalle sue implicazioni, anche emotive, e ho scelto di seguire un andamento più associativo che logico – proprio per onorare l’essenza dell’instabilità.
Instabilità e stabilità: due facce della stessa realtà
Per iniziare, ho voluto raccogliere alcune definizioni e sinonimi legati ai concetti di stabilità e instabilità, evidenziandone la complessità.
- Pensiamo alla pulsazione musicale: spesso ci affidiamo al metronomo per cercare regolarità, ma in realtà il battito, come quello del cuore, non è mai del tutto costante. La vita è movimento, anche nella musica.
- Quando parliamo di ordine e disordine, tendiamo a vedere il secondo come un difetto. Ma forse è solo un altro tipo di ordine. Una libreria disordinata può essere, per chi la vive, un mondo di idee creative sparse.
- Il bisogno di controllo spesso si manifesta in chi canta: vogliamo controllare l’intonazione con l’orecchio, invece di fidarci del corpo. Ma la voce, come il corpo, sa auto-organizzarsi se le diamo fiducia.
La destabilizzazione come opportunità
Ogni volta che introduciamo un nuovo stimolo – in un esercizio vocale, nel movimento o nella percezione – entriamo in una fase di destabilizzazione. E va benissimo così. È proprio in quel momento che il sistema comincia a riorganizzarsi, creando nuove abitudini, nuove possibilità.
Anche nella mia didattica uso spesso piccole varianti per scardinare schemi troppo rigidi e creare spazio per l’adattamento. Perfino un semplice gioco con l’oscillazione della laringe può aprire a nuove risonanze.
Instabilità in diversi ambiti della vita
Ho portato esempi di instabilità in vari contesti, perché il modo in cui viviamo l’instabilità in uno di essi si riflette anche negli altri:
- Atmosferica: come una giornata in cui cambia tutto all’improvviso – anche nella voce possiamo sperimentare rovesci e schiarite.
- Fisica: il nostro equilibrio si basa su strutture flessibili. La colonna vertebrale, ad esempio, non è rigida ma viva grazie al sistema fasciale e muscolare.
- Emotiva: l’instabilità emotiva può farci sentire fragili, ma anche più sensibili e aperti. È una risorsa, se impariamo ad accoglierla.
Ho voluto mostrare come ogni instabilità possa essere il rovescio di una medaglia che include anche creatività, adattamento, movimento, espressività.
Voce e ansia da prestazione
Ho dedicato una parte della conferenza all’ansia da prestazione, un tema che meriterebbe un incontro a sé. Spesso vedo quanto questa ansia condizioni chi canta o suona, a volte fin dalla prima infanzia. Il problema non è tanto l’agitazione in sé, ma il giudizio che le attribuiamo.
Ho condiviso i sintomi fisici, emotivi e mentali più comuni, sottolineando che ogni sistema nervoso reagisce in modo diverso. Non esiste un esercizio che funzioni per tutti, sempre. Serve ascolto, presenza, adattamento.
Mi sono ispirata alla teoria polivagale di Stephen Porges e al lavoro di Peter Levine sul trauma per descrivere le tre risposte fondamentali del nostro sistema nervoso:
- Ventro-vagale (connessione, apertura, gioia)
- Simpatico (attacco o fuga)
- Dorso-vagale (collasso, congelamento, disconnessione)
Conoscere questi stati ci aiuta a non identificarci con le reazioni e a usare la voce come strumento di regolazione e trasformazione.
Una voce che oscilla… come un’altalena
Amo usare l’immagine dell’altalena per rappresentare il gioco tra stabilità e instabilità. Oscillare non è un segno di debolezza, ma di vitalità. La voce vive in questo equilibrio dinamico e ci invita a danzare tra tensione e rilascio, tra ordine e caos, tra controllo e fiducia.
Conclusione: fare amicizia con l’instabilità
Con questa conferenza ho voluto offrire stimoli, immagini e piccoli spunti per fare amicizia con l’instabilità. Per me, la voce è un luogo dove sperimentare nuove possibilità, cambiare abitudini senza forzature, e permettere al nostro sistema nervoso di trovare soluzioni più funzionali.
L’instabilità non è un errore da correggere. È un movimento da ascoltare.
Ciao Monica, l’altalena è un ottimo esempio del continuo oscillare tra la stabilità e l’instabilità. Personalmente uso spesso la metafora del funambolo per rappresentare la danza degli opposti.
La tua ultima frase è da incorniciare.
Io adoro l’altalena, dovrebbero essercene di più in giro, anche per adulti. Ottima per lasciare il proprio peso alla forza di gravità. L’immagine del funambolo lo utilizzo per l’intonazione, ma il discorso diventa un po’ più lungo. Felice l’articolo sia stato di tuo gradimento.