Monica Kircheis

locandina dell'articolo "Il cambiamento della voce: come la tua voce evolve con te in modo naturale" della categoria Casi Studio con primo piano di Monica Kircheis

Pubblicato il: 16 Novembre 2025

C’è un tipo di cambiamento che non nasce da un obiettivo, ma da un ascolto. Non lo progetti, non lo insegui, non lo controlli, semplicemente lo accompagni.

Accade quando lasci spazio al tuo sistema perché si riassesti, si rigeneri e trovi da sé la strada.

Questo vale per tutto ciò che sei, ma essendo un’insegnante di vocalità, questo vale anche per la voce. Perché la voce cambia con te: racconta i tuoi stati, le tue scelte, i tuoi ritmi, i tuoi momenti di apertura e di resistenza.

Osservarla significa conoscere te stesso in modo profondo, sincero e senza forzature.

In questo articolo condivido un caso reale, il mio, su come corpo, mente e voce possono trasformarsi quando smetti di voler “tornare come prima” e impari a lasciare che il cambiamento accada.

Riflessioni sul cambiamento della voce

✅ La voce cambia con te: si modella su ciò che vivi, senti e attraversi.

✅ Quando provi a controllarla, si irrigidisce; quando la osservi, si apre.

✅ Il vero cambiamento vocale nasce dalla curiosità, non dallo sforzo.

✅ Anche la voce, come gli occhi, ha bisogno di flessibilità per ritrovare fluidità.

✅ Piccoli stimoli gentili insegnano al sistema che cambiare può essere sicuro.

Il cambiamento della voce: quando lasci spazio al sistema, la trasformazione accade davvero

Viviamo in un’epoca in cui il cambiamento è considerato un superpotere. Ci viene detto di adattarci, se no perdi il treno 🙄, di restare flessibili, di cambiare direzione velocemente. Ma ogni trasformazione, anche quella della voce, ha un costo: richiede energia, attenzione e la capacità di lasciar andare ciò che era.

Ogni volta che qualcosa cambia, che sia un’abitudine, un ambiente o un’emozione, anche il nostro sistema vocale deve riorganizzarsi. Il cervello crea nuove connessioni, i muscoli modificano le loro risposte, il respiro cerca nuovi equilibri. È un processo complesso e delicato, che non può essere forzato.

La voce cambia con noi

La voce ci rappresenta, parla di noi, è un riflesso della nostra identità più profonda, non mi stancherò mai di ripeterlo.

Per questo cambia insieme a noi: ogni trasformazione interiore, ogni nuova consapevolezza o fase della vita si manifesta nel suono che emettiamo.

Eppure, spesso abbiamo in mente come vorremmo che la nostra voce fosse: più piena, più libera, più stabile, semplicemente più “bella” 😍. Non solo nella timbrica, ma anche nella tecnica.

Questo desiderio di raggiungere la nostra “versione migliore” è naturale, ma quando cerchiamo di imporre il cambiamento dall’esterno, con strategie o schemi rigidi, ciò che otteniamo è soltanto fatica.

Il sistema non lavora bene sotto pressione. Ogni volta che forziamo un adattamento, spendiamo energia nel controllo invece che nel flusso. La voce non si sviluppa con lo sforzo, ma con l’ascolto.

Quando il corpo non vuole “tornare come prima”

Per molto tempo ho cercato di riprendermi da una stanchezza cronica, di tornare alla versione più produttiva e attiva di me stessa. Ma il mio corpo non voleva “tornare come prima”.

Come molti avrei voluto tornare a com’ero, forzando un mio ritorno. Ma il cambiamento non funziona così: ciò che è stato non può essere ricreato.

Eppure spesso, anche nel lavoro sulla voce, cerchiamo di forzare un ritorno. Di ricantare “come prima”, di riprovare “quel suono che funzionava”, di riprendere “quella sensazione” ormai passata. È un riflesso naturale, ma alquanto inefficace.

L’adattamento non nasce dal forzare, nasce dall’osservare.

Così ho iniziato ad applicare ciò che insegno a chi lavora con me sulla voce: osservare senza giudicare. Notare le reazioni, i cambiamenti, le sfumature del suono e dell’energia. Non per correggere, ma per capire. Questo è ciò che chiedo anche ai miei allievi: raccogliere dati, non opinioni. Lasciare che sia il corpo a mostrare la direzione.

Il processo è lungo, ma anch’io sono in cammino come tutti.

Il corpo, gli occhi e la voce: allenare la flessibilità al cambiamento

C’è un’immagine che trovo molto utile per comprendere come il sistema reagisce ai cambiamenti: quella degli occhi. Nella vita quotidiana, ci focalizziamo continuamente su oggetti vicini: lo spartito, il cellulare, il computer, un libro. Così i nostri occhi restano quasi sempre in convergenza.

Questa abitudine visiva porta a una stanchezza oculare che spesso si estende alla postura, alla respirazione e perfino al modo in cui usiamo la voce.

Per “rinfrescare” il sistema, è necessario restituire flessibilità agli occhi, alternando momenti di convergenza e divergenza: guardare lontano, lasciare che lo sguardo si apra, che i muscoli oculari si rilassino.

In questo modo il cervello impara che non tutto deve essere sempre messo a fuoco, e ritrova una percezione più spaziosa e sicura nel mondo.

Lo stesso vale per la voce.

Quando la laringe è abituata a muoversi solo in un certo modo, verso il controllo, lo sforzo o il perfezionismo, perde la sua flessibilità naturale.

Per ritrovarla, non serve forzare: serve offrirle direzioni opposte, nuovi stimoli, piccole esperienze che le mostrino che cambiare è sicuro.

Se il cambiamento arriva in modo improvviso, il cervello si spaventa e attiva modalità protettive: trattiene, chiude, irrigidisce.

Ma se lo abituiamo a cambiare, anche in modo irregolare, non perfettamente programmato, il sistema comincia a riconoscere il cambiamento come un’opportunità, non una minaccia.

Come uno sguardo che si apre all’orizzonte, la voce si rilassa e si adatta con curiosità, non con paura.

Il caso studio: la mia voce che cambia

Negli ultimi mesi ho deciso di rendere me stessa il mio caso studio.

Questa stanchezza esiste da troppo tempo e sono stanca di essere stanca. Così, seguita da una professionista, ho modificato la mia alimentazione (neanche più di tanto, ma è bello potersi affidare a qualcuno che vede oltre a quello che vedi tu di te stessa), introdotto alcuni integratori. ma soprattutto ho imparato a osservare il mio sistema: come risponde, cosa chiede, dove resiste. Pensavo di farlo già, invece non lo facevo abbastanza. Del resto sappiamo bene che il ciabattino va in giro con le scarpe rotte.

Finalmente dopo parecchio tempo sto notando i primi segni di equilibrio: dormo di notte, la voce è più stabile e non scompare come prima nei momenti meno appropriati e la mente si stanca di meno.

Ho imparato anche a distribuire le mie energie in modo più funzionale: lavoro la mattina, se serve riposo il pomeriggio, senza sensi di colpa, perché quelli si fanno sentire quando meno ne hai bisogno.

E quando la voce parla, la ascolto.

Mi dice esattamente dove sono, e come sto cambiando.

La voce come laboratorio di cambiamento

La voce è uno specchio fedele del nostro stato interno.

Quando forziamo, la voce si irrigidisce. Quando osserviamo, la voce si adatta e cambia.

Per questo non credo nello “studiare troppo” o nel “fare esercizio per dovere”: la vera crescita nasce dall’ascolto costante e curioso.

Ogni settimana preparo, o almeno ci tento, una lista di cinque piccoli esercizi/stimolazioni. Ognuno non deve durare più di cinque minuti. E ogni mattina o quasi ne scelgo uno a caso. Li uso come esperimenti di auto-osservazione, non come allenamenti.

Ultimamente sto lavorando su cervelletto e sistema vestibolare, le strutture che regolano equilibrio, coordinazione e stabilità.

La mia routine è semplice:

  1. Un movimento di base.
  2. Alcune battute cantate.
  3. Una stimolazione neurologica mirata.
  4. Ripeto il movimento e il canto, notando cosa cambia.
  5. Registro tutto, senza giudicare.

Cinque minuti bastano.

E ogni volta qualcosa si muove: nel corpo. nel respiro, nel suono.

Quando non guidi il cambiamento, ma lo accompagni

Il cambiamento della voce non è un obiettivo, è un processo. Non lo si dirige con la volontà, ma con la costanza dell’ascolto. Lasciare che il sistema trovi da sé la nuova forma significa rispettare la sua intelligenza.

È così che il cambiamento accade davvero: quando smetti di spingere e cominci a osservare.

Questo è il modo in cui lavoro e insegno: stimolando il sistema con curiosità, non controllando.

Ogni voce, come ogni persona, sa già come cambiare, ha solo bisogno dello spazio per farlo.

Perché la voce, quando le permetti di respirare con te, non imita ciò che vuoi diventare: diventa ciò che sei, nella tua versione più vera e viva.

Quando vuoi essere accompagnata/o nel tuo percorso vocale, io ci sono.

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