
Pubblicato il: 20 Maggio 2025
Pensare ad alta voce per migliorare il canto
Quando si canta, si pensa. Si ascolta, si valuta, si decide. Ma troppo spesso tutto questo avviene solo nella nostra testa, lasciando che le intuizioni svaniscano come sogni al risveglio. In questo articolo ti invito a scoprire un alleato sorprendente ma potentissimo per il tuo studio vocale: la voce parlata.
Parlare ad alta voce mentre si studia canto non è solo un modo per chiarirsi le idee, ma un vero e proprio strumento di consapevolezza, apprendimento e trasformazione. Ti racconto anche un mio aneddoto personale che ha cambiato completamente il mio modo di studiare da sola, e ti offro strategie pratiche da usare subito, sostenute dalla scienza e dall’esperienza.
Se studi da sola o vuoi diventare più autonoma nel tuo percorso vocale, questo articolo è per te.
indice:
- Come la voce parlata può trasformare il tuo studio
- Parlare è pensare: usare la voce come strumento cognitivo
- Obiettivi ad alta voce: pensare ad alta voce per migliorare il canto passo dopo passo
- La differenza tra pensarlo e dirlo: un aneddoto su come pensare ad alta voce può migliorare il canto
- Commentare ad alta voce: impressioni, verifiche e consapevolezza
- Osservare e nominare i cambiamenti: perché pensare ad alta voce aiuta il canto
- Scrivere mentre si parla: un potenziamento del pensare ad alta voce
- In sintesi: la voce guida la voce
Come la voce parlata può trasformare il tuo studio
Nel percorso di studio della voce, soprattutto quando si lavora in autonomia, spesso si cerca la “tecnica giusta”, l’esercizio efficace, il suono da imitare. E poi c’è uno degli strumenti più sottovalutati e allo stesso tempo più potenti… la voce stessa. Non solo quella che canta, ma quella che parla. Parlare ad alta voce — a sé stessi, agli esercizi, alle proprie impressioni — può trasformare radicalmente il modo in cui apprendiamo, esploriamo e integriamo il lavoro vocale. Perché la voce parlata non è solo un mezzo per comunicare: è un alleato del pensiero, della consapevolezza e dell’apprendimento.
🧠 Parlare è pensare: usare la voce come strumento cognitivo
Quante volte, dopo un’esplorazione vocale riuscita, ti sei detto “questo funziona!”… e il giorno dopo era già sfumato, difficile da ritrovare? Il pensiero è come un sogno: se non viene ripetuto o detto ad alta voce, tende a dissolversi. Invece, parlare — spiegare a voce cosa è successo, come ti sei sentito, cosa ha funzionato — crea una traccia più stabile, più duratura. È un modo per ancorare l’esperienza nel corpo e nella memoria.
Per secoli, l’umanità ha trasmesso conoscenze oralmente: attraverso il racconto, la ripetizione, il ritmo. La parola non era separata dal pensiero — era il pensiero stesso. Oggi, tendiamo ad associare l’intelligenza a ciò che è scritto o digitato. Eppure, la voce attiva percorsi neurali unici, diversi da quelli coinvolti nella scrittura o nel pensiero silenzioso.
La ricerca lo conferma:
- Parlare ad alta voce riduce il carico cognitivo: il “loop fonologico” del nostro cervello si attiva, liberando risorse mentali per ragionare più a fondo.
- Spiegare ad alta voce aiuta a chiarire le idee: è il cosiddetto effetto autoesplicativo, usato anche nella didattica scientifica.
- Pronunciare a voce ciò che si vuole ricordare rafforza la memoria a lungo termine: è l’effetto produzione, dimostrato da studi cognitivi recenti.
🎯 Obiettivi ad alta voce: pensare ad alta voce per migliorare il canto passo dopo passo
Nel canto, spesso si è talmente concentrati sull’ascolto del suono emesso che si dimentica l’importanza della guida verbale. Invece, esprimere ad alta voce i propri obiettivi e le proprie impressioni durante la pratica può trasformare radicalmente il processo di apprendimento.
Inizia sempre da qui:
👉 “Cosa voglio ottenere oggi?”
Dillo. A voce alta. Non lasciarlo solo nella testa.
Anche gli obiettivi più generici (come “sentirmi più libero” o “essere più brillante”) diventano più efficaci se scomposti in tappe più piccole e pronunciate ad alta voce:
“Oggi esploro il suono con più vibrazione sul viso.”
“Cerco di tenere la gola più morbida sul passaggio.”
Puoi anche dare istruzioni a te stesso a voce alta. Non è strano: è una forma di guida interna. Serve a mantenere la concentrazione, a sostenerti nei momenti in cui ti mancherebbe un insegnante accanto. Per esempio:
“Provo a mantenere la sensazione leggera anche nella nota alta.”
“Rifaccio la frase osservando la vibrazione in un dato spazio.”
“Questa volta ascolto la risonanza toracica.”
📣 La differenza tra pensarlo e dirlo: un aneddoto su come pensare ad alta voce può migliorare il canto
Quando studio da sola, do voce ad alta voce alle stimolazioni che mi voglio dare. Ma non è sempre stato così.
Quando ero dall’altra parte, come allieva, mi è capitato più volte di arrabbiarmi con me stessa. Dopo i primi suoni già avevo pensato a una stimolazione, l’avevo scelta internamente… ma non cambiava nulla. Poi il mio insegnante diceva esattamente la stessa cosa ad alta voce, e all’improvviso tutto funzionava.
Da un lato era confortante: avevo intuito la strada giusta. Dall’altro, mi sembrava assurdo che solo sentendola detta da fuori quella stimolazione diventasse efficace.
Da allora ho cambiato approccio: quando studio da sola, parlo ad alta voce. Dico:
“Ora provo con meno pressione.”
“Stavolta cerco una risonanza più avanti.”
“Sento se posso far vibrare più il petto.”
E tutto è cambiato. Non è solo una questione mentale. È neurologica, corporea, relazionale, anche se sei da sola.
🔁 Commentare ad alta voce: impressioni, verifiche e consapevolezza
Dopo ogni esercizio o esplorazione, è utile prendersi qualche secondo per esprimere ad alta voce ciò che si è notato:
“Sento più brillantezza.”
“È stato più facile.”
“Qui mi sono irrigidita.”
Poi ripeti l’esperimento, per verificare. A volte è proprio nel ri-fare consapevole che si chiariscono le cose. La voce che commenta ti aiuta a distinguere se sei sulla strada giusta o se serve un’altra direzione.
È come parlare con un’insegnante… che sei tu. Ed è un modo per diventare il proprio punto di riferimento, cosa fondamentale per chi canta.
📈 Osservare e nominare i cambiamenti: perché pensare ad alta voce aiuta nel canto
Quando un nuovo modo di cantare comincia a integrarsi, è essenziale chiedersi:
- È migliorato qualcosa?
- È rimasto uguale?
- È peggiorato?
Dirlo ad alta voce aiuta a far chiarezza. Serve per capire da dove si riparte e quale può essere il prossimo passo.
La voce parlata diventa un filo conduttore. Una guida costante che tiene insieme l’azione, la percezione, la riflessione.
✍️ Scrivere mentre si parla: un potenziamento del pensare ad alta voce
C’è un ultimo passaggio prezioso: scrivere a mano. Non al computer. Proprio carta e penna. Non è obbligatorio, ma può completare il cerchio. Parlare ad alta voce consolida, ma scrivere rende tracciabile. Puoi rileggere, tornare indietro, notare come sei cambiata.
E c’è un modo ancora più efficace per farlo: scrivere mentre pronunci ad alta voce ciò che stai scrivendo, alla stessa velocità. Proprio come fanno i bambini quando imparano a scrivere.
Questo gesto apparentemente semplice coinvolge molteplici canali:
- voce (produzione),
- mano (azione),
- occhio (visione),
- orecchio (ascolto).
Il risultato? Una traccia molto più profonda nella memoria e nella consapevolezza. Il gesto della scrittura, sincronizzato con la voce, diventa un rituale di consolidamento. Non scrivere solo “per ricordare”, ma per capire e integrare.
Un pensiero scritto mentre viene detto si fissa con più forza. E può diventare un prezioso riferimento per il futuro.
🎼 In sintesi: la voce guida la voce
Nel canto, la voce non serve solo a emettere suono. Può servire anche a guidarlo, sostenerlo, comprenderlo.
Parlare ad alta voce è come avere accanto un’insegnante fidata:
- chiarisce gli obiettivi,
- rafforza l’intenzione,
- ancora le sensazioni corporee,
- stimola nuove connessioni,
- e… migliora la memoria.
In un mondo vocale dove troppo spesso si cerca “la nota giusta”, usare la voce per pensare può aprire nuovi spazi di libertà, esplorazione e gioia.
La prossima volta che ti siedi a studiare un pezzo o un esercizio, non iniziare a cantare subito.
Dillo. Nominalo. Ascoltati parlare.
E poi… canta.
Non sai da dove iniziare? Scrivimi in maniera che possa aiutarti a scegliere il giusto percorso per te!

Sono Monica Kircheis, flautista, cantante, insegnante di vocalità esperta in fisiologia e neurologia applicata.
Desidero che i musicisti possano sempre più sentirsi liberi di essere sé stessi. Per rendere ciò possibile affronto nella mia didattica vari temi dei quali potrai leggere qui nel blog. Che possano essere d’ispirazione!