
Pubblicato il: 2 Novembre 2025
Ottobre è stato un mese di passaggi e riflessioni. Ho continuato ad amare profondamente il mio lavoro, ma questa volta desidero condividere soprattutto gli aspetti più personali. Dai treni storici alle passeggiate a Venezia, dalla conferenza “Viaggio nell’infinito” alle scelte di benessere quotidiano, ottobre è stato un mese di piccoli spostamenti esterni e interiori.
La visita ai treni storici
Una volta all’anno le Ferrovie dello Stato aprono le porte dei treni storici, e non potevo mancare. C’ero già stata lo scorso anno, ma questa volta, scegliendo un giorno feriale, ho trovato meno ressa e più tempo per sognare.

Mi sono ritrovata a bordo del treno presidenziale, con l’immaginazione che correva lungo i binari del passato.

I treni hanno risvegliato in me tanti ricordi di viaggi legato allo studio e alle passioni. Ogni spostamento nel mio passato aveva un fine formativo: andavo a… per studiare, per approfondire, per imparare.

Oggi invece mi concedo piccoli viaggi in giornata con le amiche, per il semplice gusto di rilassarmi, rigenerarmi e staccare la spina. Seguendo sempre le mie passioni, ma senza il bisogno di “dover imparare”: solo per il piacere di esserci.
Il corpo che chiede attenzione: affrontare la stanchezza
Da qualche tempo la stanchezza mi accompagna più del previsto, e questo mese ho deciso di ascoltarla davvero. Sto riadattando la mi alimentazione e i miei ritmi quotidiani per ritrovare un equilibrio più salutare tra sonno e veglia.
E poi di stanchezze ne ho (avute) tante:
- Stanchezza invernale, certo, andiamo incontro a un periodo più buio e il corpo rallenta.
- Stanchezza primaverile, con il cambioo di stagione e le energie che oscillano.
- Stanchezza estiva, perché soffro il caldo che mi immobilizza.
- Stanchezza autunnale, quella delle giornate che si accorciano e chiedono un ritmo più lento.
- Stanchezza per il troppo lavoro, quando le giornate si riempiono oltre misura.
- Stanchezza per il troppo poco lavoro, quando invece l’attività rallenta e si crea un vuoto che pesa in modo diverso.
Queste e altre stanchezze si alternano fra loro, ma ho capito che non dipendono davvero da quanto lavoro abbia o meno: rimane una stanchezza di sottofondo, un filo costante che attraversa i giorni.
Forse il corpo chiede una qualità diversa di riposo, non solo di quantità. Così mi impegno a fare tutti i cambiamenti necessari per ritrovare energia e vitalità. Voglio smettere di addormentarmi nei momenti meno opportuni e tornare a sentirmi pienamente presente.
Viaggio nell’infinito: camminare per ritrovare unità
Questo mese ho anche tenuto una conferenza dal titolo “Viaggio nell’infinito”, un tema che mi è molto caro.

Durante l’incontro (qui trovate un sunto) ho fatto sperimentare la camminata dell’infinito, un esercizio semplice e potente che crea immediatamente unità nelle persone, nei corpo e nei respiri.
Il compito era camminare una figura a forma di infinito attorno a due oggetti, continuando a fissare un punto volto all’esterno in corrispondenza dell’incrocio. È un movimento che sembra tecnico, ma che in realtà apre qualcosa di profondo: il corpo smette di frammentarsi, la mente rallenta, e si ritrova una sensazione di integrazione e continuità.
L’ho poi ripreso a lezione con una mia allieva, aggiungendo piccole difficoltà, come cambiare direzione o velocità su comando, mantenendo al contempo il suono durante la camminata.
È stato come un ritorno a casa: non sentirsi più divisi, ma di nuovo un’unità.
A Venezia sulle tracce di Stravinsky e Diaghilev
Come ho iniziato il mese con un treno, così l’ho concluso con un altro: destinazione Venezia. In occasione dell’apertura del ponte votivo di barche, che in occasione dei Morti e dei Santi collega le Fondamenta Nove all’isola di San Michele, ho potuto raggiungere a piedi il cimitero veneziano.


Era un mio desiderio da tempo: rendere omaggio a due figure che hanno accompagnatto per anni la mia vita di musicista e amante della danza, anche se perché definirmi “ex ballerina” mi sembra sempre un po’ troppo: Igor Stravinsky e Sergei Diaghilev.
Con due fiori in mano, mi sono incamminata in silenzio verso il recinto greco-ortodosso, dove entrambi riposano.




Anche se Stravinsky aveva espresso il desiderio di essere sepolto accanto al suo amico e mentore Diaghilev, le loro tombe si trovano sì nella stessa città, nello stesso cimitero e anche nello stesso recinto (campo), ma non si trovano proprio l’una accanto all’altra. Eppure, stare lì tra le loro presenze, tra le pietre, il silenzio e la pioggia, è stato come ascoltare una musica sottile che continua a legare le loro vite, e in qualche modo anche la mia.
Intoppi tecnologici (ancora in corso)
Gli intoppi tecnologici non sono certo una novità: sono iniziati in estate e, complice la mia stanchezza, stanno continuando a trascinarsi più del previsto. Il compiuter, il sito web, piccolio guasti e rallentamenti che si sommano e si moltiplicano. La mia newsletter ne ha envitabilmente risentiro, ma posso contare su iscritti pazienti e affettuosi e per questo sono grata.
A volte anche la tecnologia, come noi, sembra chieder una pausa per poter ripartire.
Il calendario dell’Avvento (e una riflessione sul tempo)
Fin dalla mia infanzia il calendario dell’Avvento è una piccola istituzione nella mia casa, un’eredità del nonno a cui sono molto legata. Negli ultimi anni ne avevo creato una versione dedicata alla voce, con attività e spunti quotidiani da condividere con la mia comunità di iscritti.
Ma mi sono accorta che dicembre è già un mese pienissimo, per me e per gli altri. Troppe iniziative, troppi imepgni, e poco tempo per davvero gustare ciò che si riceve. Così quest’anno ho deciso di non crerae un calendario dell’Avvento come in passato. Forse arriverà una sorpresa più avanti, in un momento più calmo, quando le persone (e io) saremo più disponiobili ad ascoltare.
Conclusione
Ottobre 2025 è sato un mese di transizione, ascolto e piccoli gesti di cura. Tra treni che evocano ricordi, camminate che creano unità, cimiteri che invitano al silenzio e la stanchezza che chiede spazio, sento di entrare nell’autunno con un passo più lento.
Forse è proprio questo il viaggio più importante: imparare a fermarsi senza sentirsi fermi.
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