Monica Kircheis

Viaggio nell’infinito

dal ciclo di conferenze “Frammenti d’Arte” 2025-26

Pubblicato il: 23 Ottobre 2025     Ultima modifica il: 16 Novembre 2025

Viaggio nell’infinito” è una conferenza che ci invita a esplorare il simbolo dell’infinito non solo come segno matematico, ma come movimento vivo che attraversa corpo, voce, arte e natura.

Dal gesto corporeo alla lemniscata, dalla voce al respiro, questo viaggio ci accompagna alla scoperta di come l’infinito abiti il nostro sistema nervoso, la musica e la danza, trasformando ogni suono e movimento in un’esperienza di continuità e libertà.

La conferenza esplora in particolare il rapporto tra il simbolo dell’infinito e la voce: come il suo movimento favorisca fluidità, continuità e libertà sonora, trasformando il canto e la parola in un’esperienza senza confini.

  • Che cosa rappresenta davvero il simbolo dell’infinito?
  • Si tratta solo di un simbolo matematico o racchiude anche significati spirituali, filosofici e corporei?
  • Perché il simbolo dell’infinito ha la forma di un otto sdraiato?
  • Qual è l’origine di questa forma e cosa ci racconta sul movimento ciclico, sull’equilibrio e sulla continuità della vita?
  • Come possiamo “sentire” l’infinito nel corpo e nella voce?
  • In che modo il gesto dell’infinito influenza il respiro, il sistema nervoso e la qualità del suono vocale?

Per partecipare alle conferenze di questo ciclo di conferenze Frammenti d’Arte 2025-26 serve iscriversi.

locandina della conferenza "Viaggio nell'infinito" con sfondo decorazione con il simbolo dell'infinito

Il simbolo dell’infinito: lo sapevi?

✅ Il simbolo dell’infinito (∞) deriva dall’antico Uroboro, il serpente che si morde la coda.

✅ Rappresenta il ciclo eterno di nascita, trasformazione e ritorno.

✅ Vedi analogie con Lemniscata e Analemma.

✅ Se eseguito con il corpo o parte di esso potenzia l’apprendimento.

✅ Come equilibria i due emisferi cerebrali.

Il simbolo dell’infinito: origini e trasformazioni

Il simbolo dell’infinito, rappresentato dall’otto sdraiato (∞), ha radici antichissime. Prima ancora della sua forma moderna, derivava dall’Uroboro, il serpente che si morde la coda. Questo antico simbolo, presente già in Egitto dei faraoni, rappresenta il ciclo eterno della vita, la rigenerazione e la trasformazione.

Il serpente, animale che cambia pelle, è l’immagine perfetta della trasformazione e del rinnovamento. Lo ritroviamo nelle tombe egizie, nei ritratti rinascimanetali come quello di Simonetta Vespucci, e persino nelle opere di Gustav Klimt, dove il serpente simboleggia la guarigione attraverso il cambiamento.

Dal cerchio all’otto sdraiato: il cammino del simbolo

Nel corso della storia, l’Uroboro si evolve. Da cerchio perfetto diventa un doppio intreccio, la forma dell’infinito che conosciamo oggi.

Matematici come John Wallis, Jakob Bernoulli e August Möbius hanno reso questo segno un riferimento universale: dalla formula matematica al celebre nastro di Möbius, un’unica superficie senza inizio né fine, come il ciclo stesso della vita.

Dalle decorazioni celtiche ai nodi tibetani, dai capitelli medievali alle opere di Escher, il messaggio rimane lo stesso: un filo continuo che rappresenta la ciclicità della vita, l’eterno ritorno e l’armonia degli opposti. La stessa continuità che ritroviamo nel canto, dove il respiro diventa suono e il suono ritorna al corpo, creando un flusso costante tra dentro e fuori.

È in questo senso che possiamo comprendere il simbolo dell’infinito e la voce come due forme della stessa energia: entrambe nascono dal movimento, dalla relazione, dal ritmo vitale che attraversa tutto ciò che vive.

L’infinito nella natura e nel corpo

Il movimento dell’infinito vive anche nella natura: nei vortici del vento dipinti da Van Gogh, nel moto delle onde, nella danza delle api che disegnanoun otto per comunicare la direzione del nettare.

Allo stesso modo, i liquidi del corpo umano si muovono secondo dinamiche sinusoidali, un continuo fluire e ritornare.

Questo ritmo profondo, che attraversa il corpo, nutre il sistema nervoso, il respiro e la voce, portando equilibrio e vitalità.

È il corpo stesso che “pensa in movimento” e la voce diventa il suo riflesso sonoro.

Il gesto dell’infinito: equilibrio, presenza e voce

Disegnare con il corpo la forma dell’infinito non è solo un esercizio simbolico: è una stimolazione profonda del sistema vestibolare, che lavora in stretta sinergia con il cervelletto.

Questi due sistemi, quando vengono attivati attraverso il movimento dell’infinito, migliorano l’equilibrio, la coordinazione, la presenza e la precisione del gesto. E quando il movimento viene abbinato alla voce, l’effetto si amplifica: il corpo e la voce iniziano a risuonare insieme, sostenendosi a vicenda.

👉 Lavorare sul movimento dell’infinito armonizza il corpo e la voce, rendendo entrambe più fluide, potenti e naturali. La voce diventa più viva e radicata, il corpo più presente e disponibile al cambiamento.

Benefici del movimento dell’infinito

Sperimentare la forma dell’infinito con braccia, gambe o con tutto il corpo è un modo semplice e potente per entrare in contatto con il proprio equilibrio interiore.

Ecco alcuni dei benefici principali:

  1. Regola il sistema nervoso e il senso di orientamento.
  2. Migliora l’equilibrio, la stabilità cervicale e la postura.
  3. Rafforza la connessione tra emisfero destro e sinistro del cervello.
  4. Aumenta la mobilità del collo e la libertà di movimento.
  5. Stimola il ritmo interiore e la presenza corporea.
  6. Potenzia l’apprendimento e la coordinazione sensomotoria.
  7. Migliora la consapevolezza corporea e vocale.
  8. Crea sinergia tra corpo, respiro e voce, favorendo un suono più pieno e autentico.

Conclusione: la voce come movimento infinito

Il viaggio nell’infinito è un viaggio dentro di noi. Ogni gesto, ogni respiro, ogni suono che produciamo è parte di un ciclo continuo di movimento e trasformazione.

Attraverso il corpo e la voce, possiamo riscoprire l’armonia tra stabilità e flusso, tra precisione e libertà. Come il simbolo dell’infinito, anche la nostra voce non ha un inizio né una fine, ma si rinnova a ogni respiro, a ogni parola, a ogni canto.

È il nostro modo di entrare in relazione con il mondo e con l’eterno movimento della vita.

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