
Pubblicato il: 19 Luglio 2025 Ultima modifica il: 9 Settembre 2025
Nel tempo mi sono chiesta spesso perché ami così tanto il mio lavoro. Lavorare con la voce e il sistema nervoso non è semplicemente insegnare a cantare o parlare meglio: è entrare in contatto con le persone nel punto in cui sono, accompagnarle con rispetto e meraviglia a scoprire qualcosa che era già dentro di loro, ma spesso sepolto, contratto, dimenticato.
La voce e il sistema nervoso: una storia d’amore
Quando introduco nuove stimolazioni nelle lezioni, mi sorprende sempre vedere quanto diverse possano essere le risposte. Ogni stimolazione produce una reazione fisiologica comune, ma anche una risposta unica, personale, modellata da come ognuno ha “costruito” il proprio sistema nervoso nel corso della vita.
E qui la mia dichiarazione d’amore:
- amo il sistema nervoso
- amo le sue reazioni di protezione
- amo come può regolarsi, evolvere, crescere
- amo conoscerlo sempre meglio
- amo entrarci in sintonia
- amo renderlo mio alleato
- amo come il suono della voce rispecchi ogni sua sfumatura
Le nostre reazioni a un imprevisto, anche banale – un caffè rovesciato, la corrente che salta – sono già un’espressione di questo sistema. Alcuni si arrabbiano, altri si sentono sopraffatti, altri ancora si adattano. È il nostro sistema nervoso che risponde, attraverso una rete complessa di esperienze, pensieri, emozioni e reazioni corporee. Ed è lo stesso sistema che, attraverso il lavoro sulla voce e il sistema nervoso, possiamo imparare a conoscere e regolare.
A volte, chiedo un movimento che per me è semplice, ovvio. Ma per qualcun altro può essere difficile, persino destabilizzante. Lì entra in gioco l’arte di semplificare. Suddividere, rendere accessibile, trovare la chiave giusta: quando questo accade, provo una gioia profonda. Non solo perché vedo l’allievo arrivare con successo a un risultato, ma perché quel processo rende più chiaro anche a me tutto il percorso.
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Lezioni piene di umanità e regolazione
Ci sono giornate in cui ogni lezione è un piccolo viaggio. E sono fiera delle persone che scelgono di lavorare con me:
- chi scopre, magari per la prima volta, di avere una voce e di poterne fare uso
- chi permette che il suono illumini emozioni difficili come la rabbia, la colpa, la desolazione, riconoscendole e lasciandole andare, almeno un po’
- chi si lascia confortare dalla voce di petto, trovando in essa sicurezza e spazio
- chi impara a chiedere al suono più spazio, più brillantezza, più vitalità, senza sforzo, solo ascolto
- chi riscopre la propria libertà a partire dal riconoscimento dei propri confini
- chi alla fine mi saluta con un sorriso dicendo: “oggi mi sono proprio divertita, grazie!”
E il mio grazie va a loro. Per la fiducia, il coraggio, la musica che creiamo insieme.
👉 nelle testimonianze trovi esperienze di vari miei allievi.
Una differenza che conta
A volte mi chiedo se ciò che faccio abbia davvero senso, soprattutto oggigiorno. Non sono un medico, non sono una psicologa, non offro risposte concrete alle grandi emergenze. Insegno – o meglio, accompagno – persone nella relazione con la propria voce e il sistema nervoso, per aiutarle a ritrovare coerenza tra ciò che sentono, ciò che dicono o cantano e come lo dicono o cantano.
Sono convinta che questo lavoro abbia ancora più valore.
Perché la voce è una via diretta verso sé stessi. La voce è la persona. È espressione, corpo, emozione, pensiero, energia. Ristabilire una relazione autentica con la propria voce significa:
- ritrovare un equilibrio
- creare uno spazio di pace e libertà
- sentire coerenza tra ciò che si è, ciò che si dice e ciò che si fa
- affinare la percezione
- permettere al sistema nervoso di regolarsi
- lasciar andare il bisogno di strategie e sforzi
- emozionarsi ed emozionare con il canto
- creare connessioni più profonde con gli altri
- trasmettere serenità
Anche solo una di queste cose può fare la differenza. E se posso accompagnare una persona a vivere tutto questo, allora il mio lavoro è utile, necessario, prezioso.
Continuo, con amore e con il sistema nervoso al centro
Continuo a studiare, a mettermi in gioco, a imparare flessibilità. Continuo a regolare – dove posso – il mio sistema nervoso, perché desidero essere una presenza serena per chi mi sta vicino. E se questo può contribuire a portare un po’ di pace e gioia nelle persone, è già un grande passo.
Amo profondamente il mio lavoro. Anche oggi. Anche adesso.
Negli ultimi anni, ho arricchito la mia pratica vocale integrando approcci che mettono al centro la relazione tra voce e sistema nervoso: perché il suono che esprimiamo parte sempre da lì. Tutti questi approcci mi permettono di sostenere chi lavora con me sulla voce – nel canto, nella parola, nell’espressione – con maggiore precisione, rispetto e profondità.
Stimolazioni neurocentriche per una voce più stabile e presente
Il primo nasce per migliorare il movimento e la performance fisica attraverso le neuroscienze. Nella mia pratica vocale, lo utilizzo per affinare la coordinazione neuromuscolare, ridurre tensioni che limitano la libertà vocale e migliorare la percezione del proprio corpo-strumento.
Attraverso stimolazioni neurocentriche mirate, posso attivare o inibire – a seconda dei bisogni – aree specifiche del cervello come il tronco encefalico, il cervelletto o le cortecce cerebrali.
Agendo sui sistemi visivo, vestibolare e propriocettivo, otteniamo cambiamenti rapidi e duraturi nel modo in cui il corpo organizza il gesto vocale, spesso con grande sollievo e immediatezza.
Questo tipo di lavoro è prezioso per chi sente la voce “bloccata”, poco stabile o scollegata dal corpo. Serve a costruire una maggior chiarezza neuromotoria, restituendo al gesto vocale la sua naturale fluidità.
La voce che guarisce: regolazione del sistema nervoso
L’altro percorso è invece legato si vari traumi, più somatico, introspettivo, lento e profondo e ha come obiettivo la regolazione del sistema nervoso autonomo. È ideale per chi sente che la voce è carica di tensioni antiche, emozioni compresse o traumi ancora presenti.
Lavorare con questo approccio significa riportare sicurezza nel corpo, ampliare la propria finestra di tolleranza e creare uno spazio in cui la voce può tornare ad esprimersi senza paura o sforzo.
È un invito a sentirsi cantare, non solo a cantare bene. A lasciar emergere la voce vera, quella che sa cosa dire e come dirlo, perché ora si sente al sicuro.
Più strade, un’unica direzione: una voce più libera e consapevole
- Tutti gli approcci hanno solide basi neuroscientifiche
- Tutti agiscono profondamente sul sistema nervoso, centro della voce e dell’espressione
- Tutti rispettano i tempi e le esigenze individuali
- Tutti favoriscono cambiamenti duraturi nella relazione con la propria voce
- Tutti i miei percorsi hanno un punto in comune: lavorano sulla voce e il sistema nervoso per restituire libertà, fluidità e verità al gesto vocale.
È così che scelgo di lavorare oggi: unendo scienza e sensibilità, tecnica e presenza, conoscenza e ascolto.
Perché la voce non è mai solo suono.
È esperienza viva. È memoria. È trasformazione.
Ecco perché continuo. Perché questo lavoro, oltre a trasformare le voci, trasforma anche le vite.